DAL CORRIERE DI COMO, 17.02.2020
Articolo di Lorenzo Morandotti
«Si può fare di più» dice Ambra Garancini, presidente dell’associazione culturale comasca Iubilantes che promuove la valorizzazione dei cammini storici del territorio. «Da noi passa un asse transalpino, un sentiero dove sono passati eserciti e imperatori e anche poeti come Goethe, che ha fatto letteralmente la storia. È l’asse Nord-Sud, che tocca Coira, la via Regina. Difficile ad esempio farlo capire a molte amministrazioni locali anche se non mancano esempi virtuosi. Molti preferiscono valorizzare la loro “fetta” di sentieri ma si perde di vista il senso dell’insieme, che è univoco e di vasta estensione».
«Dovremmo prendere spunto dai vicini svizzeri – dice Ambra Garancini – che in quanto a mappe e siti internet sono imbattibili e hanno proprio quella visione d’insieme che a noi manca. Quando valorizzano un sentiero, e lo manutengono tra l’altro a regola d’arte, lo contestualizzano sempre nella rete cui si riferisce. Solo da noi fatichiamo a capire che i cammini e sentieri della via Regina sono una realtà unica. Un esempio virtuoso è la Greenway del lago che va benissimo ma è una frazione di una grande storia, mentre andrebbe inquadrata appunto nell’asse Rotterdam – Roma».
E aggiunge: «Pensiamo, come hanno fatto i tedeschi, a quello che potremmo realizzare per il cicloturismo, se avessimo consapevolezza di questa rete così estesa. Avere una sentieristica attiva e ben tenuta e valorizzata anche sotto il profilo storico, si pensi solo alla ricchezza dell’asse Como-Chiavenna, significherebbe poter contare su presenze storiche importantissime che potrebbero alimentare un turismo sostenibile e un nuovo modo di fruire del nostro territorio. In altre parole, il Lago di Como non sta in piedi solo per la presenza di divi come George Clooney e per i set di Guerre stellari o i bellissimi monumenti che conserva, ma anche per una rete escursionistica di importanza europea che c’è da secoli ma la cui valenza autentica non è capita. E questa mancanza di visione, questa impossibilità a fare rete crea difficoltà anche nell’accesso a bandi di finanziamento regionali o europei». Lorenzo Morandotti,